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Dal 13 settembre 2014 al 11 gennaio 2015

Pordenone, galleria Harry Bertoia

«Ashes/Ceneri»


Con la mostra fotografica «Ashes/Ceneri» di Pierpaolo Mittica si inaugura il nuovo spazio espositivo del comune di Pordenone, la Galleria Harry Bertoia. che si trova all'interno di palazzo Spelladi, sede fino ad alcuni anni fa dei servizi demografici, recentemente restaurato. La nuova galleria è intitolata a Harry Bertoia, scultore e designer di fama internazionale, anche a testimonianza del preciso orientamento scelto dell’amministrazione comunale, che ha deciso di deputare questo spazio alle espressioni visive moderne e alle manifestazioni culturali che attengono alla realtà contemporanea.

Nella mostra «Ashes/Ceneri. Racconti di un fotoreporter» le immagini di Mittica raccontano senza sconti quanto di assurdo e di terribile l’uomo fa contro se stesso. In luoghi che per molti sono sinonimo di disastri non casuali, di guerre, nuove schiavitù e di abbruttimento; e che per altri non sono altro che usuali condizioni di esistenza, o meglio di tragica sopravvivenza. Pierpaolo Mittica è un fotografo particolarmente attento alle tematiche sociali e ambientali. Si è occupato soprattutto degli oppressi, degli ultimi e delle persone che non hanno diritto di parola nei luoghi più difficili del terzo mondo. E, negli ultimi anni, ha iniziato a indagare sui più gravi disastri ecologici che hanno afflitto l’umanità e distrutto l’ambiente. Per questa mostra, promossa ed organizzata dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Pordenone, Mittica ha scelto di documentare in 150 foto 10 ordinarie emergenze: Balcani: dalla Bosnia al Kosovo, 1997-1999, Incredibile India, 2002-2005; Chernobyl l’eredità nascosta 2002-2007; Vite riciclate, 2007-2008; Kawah Ijen – Inferno, 2009; Piccoli schiavi, 2010; Fukushima No-Go Zone, 2011-2012; Karabash, Russia, 2013; Mayak 57, Russia 2013; Magnitogorsk, Russia 2013. Dieci indagini che rappresentano altrettanti violenti squarci di realtà, notissime o quasi sconosciute, dove la sofferenza, l’abbruttimento, la violenza sono regolare, accettata quotidianità. Luoghi, o meglio “non luoghi”, fatti di violenze, dove il sorriso di un bimbo dal davanzale di un tugurio sembra comunque esprimere speranza. O forse solo temporanea illusione.