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Dal 13 maggio al 8 ottobre 2017

Pordenone, Galleria d'arte moderna e contemporanea Armando Pizzinato

Il Mito del Pop


C’è stata una via italiana al Pop ed è stata assolutamente originale. Lo si  evidenzia con questa mostra dal forte taglio critico, che riunisce alla Galleria d'arte moderna e contemporanea Armando Pizzinato di Pordenone, circa 70 opere, sceltissime e alcune mai prima esposte, di una ventina di artisti.

Il progetto espositivo mira a evidenziare la particolarità e l’originalità della via italiana alla Pop Art. Il 1964 è l’anno del trionfo della Pop Art americana alla Biennale di Venezia. Due sono i grandi centri in Italia in cui si concentrano gli artisti che hanno espresso il meglio della pop art: Roma e Milano.

Si è spesso sostenuto che gli artisti italiani non fecero sostanzialmente altro che “copiare” gli americani. Alcuni di essi, è vero, erano stati in America prima del ’64, anno del trionfo della Pop Art americana alla Biennale di Venezia, o si erano informati in precedenza sulle nuove poetiche visive statunitensi: per esempio Mimmo Rotella (celebri i suoi décollages – collages di manifesti pubblicitari strappati), Franco Angeli (tra le sue opere più famose le sue lupe e le sue aquile romane, ma anche Half dollar, una banconota americana serigrafata), Tano Festa, con le sue riletture di Michelangelo e di altri celebri maestri del passato, o Mario Schifano, che reinterpreta in pittura le icone pubblicitarie della “Coca–Cola “ e della “Esso”, o foto storiche (come nel celeberrimo Futurismo rivisitato, del ’66). Tutti artisti, questi, legati alla romana “Scuola di Piazza del Popolo”. Roma è infatti uno dei due punti di irradiazione della Pop Art di casa nostra: qui, il fenomeno della "dolce vita", legato al "boom economico", dà il via a un profondo rinnovamento del costume italiano. Nel dopoguerra, Roma è un luogo di incontri e dibattiti di livello internazionale. Di qui passano molti grandi artisti europei e americani. Si parla, si discute, si crea. Le gallerie di riferimento sono La Tartaruga di Plinio de Martiis e La Salita di Gian Tomaso Liverani, dove espongono gli artisti che fanno tendenza. Oltre a quelli già nominati, ci sono Cesare Tacchi, Sergio Lombardo, Renato Mambor, Ettore Innocente, e Mario Ceroli, che nelle sue famose sculture ricostruisce in legno grezzo immagini e oggetti della quotidianità.

L’altro centro propulsivo della Pop Art italiana è Milano, e il suo cuore è lo Studio Marconi, dove nel ’65 espongono in una mostra, insieme a Schifano, Valerio Adami, Emilio Tadini e Lucio Del Pezzo. Questi artisti guardano più all’Europa che all’America: dalle soluzioni
genialmente kitsch di Enrico Baj, influenzate dal dadaismo e dal surrealismo, alla altrettanto geniale ibridazione di metafisica dechirichiana e iconografia da fumetto di Adami, alla rigogliosa vena “narrativa” di Tadini che acquisisce, grazie al contatto con la Pop Art, una maggior sintesi dell’immagine, oltre che un più forte impulso a inserire nella figurazione oggetti appartenenti al mondo reale e quotidiano.

La mostra sarà anche un’occasione per ricordare e celebrare, nel trentennale della morte, l’artista Ettore Innocente, noto come uno dei più interessanti e originali artisti della Pop Art di ambito romano, ma provenienete in realtà dal territorio pordenonese, con il quale ha sempre mantenuto legami profondi, coltivati con assiduità.