DANTE TURCHETTO “IMMAGINI”

Gli inizi pittorici e la subitanea insoddisfazione per la tecnica - “Per me era… come dire… piatta, mancava il retro, la possibilità di girarci attorno!” - il pressante desiderio del volume e l’incontro fortuito con un Maestro: la vita artistica di Dante pare un susseguirsi di occasioni che, sapientemente colte seguendo una insopprimibile spinta interiore, lo portano a confrontarsi con la terracotta, la ceramica, il legno, il ghiaccio, il marmo e, soprattutto, il prediletto bronzo. Dopo la lunga attesa dovuta ai tempi necessari per tutte le operazioni - dal modellino in terracotta al calco sulla gomma, dalla personale ‘ricetta’ della cera al calco su questa, passando per il controllo della cottura e del raffreddamento, la colata e la rimozione del boccame, fino al tocco finale della patinatura - un universo di figure femminili si offre alla vista ed al tatto: sono la donna madre che crea donando la vita al mondo, la donna spirito, la donna dalla veste lacerata - simbolo delle violenze subite -, la donna foglia che, come quest’ultima, vola per poi posarsi delicatamente ed avvolgerci con carezza protettiva, la donna apparizione, donne in perenne movimento, contemporaneamente eteree e pregnanti, alle quali Dante rende, da sempre, rispettoso omaggio. Dopo questo incontro faccio tesoro di un’altra, preziosa, lezione: vedere, ascoltare con umiltà mantenendo lo sguardo stupito e curioso di un bambino e non smettere mai di sperimentare: “perché la tecnica s’impara, l’anima no. Quella è tua, non puoi modificarla”. E mentre riguardo forni e crogioli ricordo un dio antico, esperto nell’arte di plasmare i metalli… (ma questa storia ve la raccontiamo durante le giornate espositive).