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Dal 2 ottobre al 19 ottobre 2025

Udine, Spazio espositivo della Fondazione Friuli - dal 2 al 19 ottobre 2025 venerdì 16.30 - 19.30 sabato e domenica 10.00 - 12.30 / 16.30 - 19.30

IL COLORE DELLA NOSTALGIA NELLA TAVOLOZZA DI GIOVANNI MORO


GIOVANNI MORO (Ligosullo, 1887 - Udine, 1949) Sono soprattutto studi, bozzetti, ma anche opere finite, i 27 dipinti che documentano l’ispirazione religiosa e il sentimento del paesaggio montano del versatile pittore e freschista Giovanni Moro, pervenuti in donazione alle collezioni della Fondazione, di fatto costituendo la più ampia raccolta pubblica della sua vena pittorica tonale ed elegiaca. Attivo tra fine otto e primo Novecento nei paesi dell’impero austro ungarico, dove insieme a più generazioni di maestranze artigiane provenienti dalla Carnia si distingue in imprese decorative di impegno, sia prima che dopo la Grande Guerra realizza molte pale d’altare affidandosi a un linguaggio di sciolto naturalismo con riprese neo-settecentesche, in particolare a decoro delle tante chiese ricostruite lungo gli anni Venti, nel goriziano, in Friuli e in Carnia. Di questa produzione la donazione documenta ad esempio il bel bozzetto con “San Daniele nella fossa dei leoni”, dipinto realizzato nel 1938 per la parrocchiale di Ampezzo. Tra i tanti scorci paesaggistici alpini ispirati dal vero e con accenni al motivo folklorico, spicca anche il bozzetto con le “Case di Sappada”, la cui fortunata inquadratura venne ripresa da più artisti del tempo, e preparatorio al dipinto, di maggiore dimensione, conservato presso le collezioni della ex Provincia di Udine. Quanto al paesaggismo, Moro partecipa alla creazione di quell’immaginario di alta quota che ha per la prima volta perlustrato e scoperto, cercando lo scorcio pittoresco, paesi e vedute tra Sappada e la natia Carnia, tra natura e architettura spontanea, maine votive, sentieri e animali al pascolo, sulle orme di pittori come Giuseppe Da Pozzo, il primo cantore della Carnia, e Marco Tiziano Davanzo, fissando i luoghi del proprio paesaggio dell’anima, insieme a un’intera generazione di pittori fedeli alla pittura dal vero, ben entro il novecento, quali Marcelliano Canciani, Lea D’Orlandi, e soprattutto Napoleone Pellis. Moro esordisce come ritrattista esercitandosi in ambito famigliare, come nel ritratto del padre Pietro, falegname, in opere di impronta realistica e fotografica datate al 1897 e conservate al Museo carnico di Tolmezzo, passando ai toni più sentimentali e intimisti dei nudi e delle scene famigliari che figurano, accanto ai paesaggi, alla prima Esposizione degli artisti friulani allestita a Udine nel 1913 quali “Riflessi”, “Sulla terrazza”, “Mia moglie”, “Primo romanzo”, “Sul Terzadia”, “Mia figlia”, “Vespro silente”, quest’ultimo ora conservato presso i Civici Musei di Udine insieme al “Trionfo dell’Eucarestia” e al “Ritratto di Augusto Luxardo” (1929). Ancora più nutrita la sua presenza alla IIa Mostra di Emulazione del 1921 (“Crocifisso”, “Contro luce”, “Sera di Maggio”, “Case rotte”, “Ultime luci”, “Sul Tersadia”, “Bergali”, “Primo sole”, “Via delle slitte”, ”Alto Tagliamento”, “Sera dopo la pioggia”, “Lavatoio”, “Glicine”, “Case rustiche”, “Luci grigie”, “Primavera in fiore”, “Via del Paese”), mentre alla mostra goriziana di belle arti del 1924 espone cinque dipinti (“Risveglio”, “Nudo allo specchio”, “Rododendri”, “Paesaggio invernale di Sappada”, “Paesaggio autunnale di Sappada”). Nella prima Biennale friulana d’arte, nel 1926, presenta un’altra sequenza di dipinti a tema alpino (“In attesa”, “Sulla collina di Moggio”, “Luci sul Cimone”, “Il romanzo”, “Sul muro della strada”, “Sulla “linde””, “Case di Sappada”, “Vecchia casa di Moggio”, “Chiesetta sul Fella”, “Vita semplice” e il “Ritratto di mons. Quargnassi”). È anche invitato alla Va Mostra regionale d’arte del Sindacato regionale della Venezia Giulia, a Udine nel 1931 (“Case rustiche ad Auronzo”, olio, “Luci di novembre, o Giardin Grande”, olio, quest’ultimo acquisito dalla Camera di Commercio di Udine) dove la sua pittura tonale, ispirata dal vero, risulta ormai fuori tempo rispetto a un contesto artistico ormai totalmente convertito al Novecentismo, e non più incline all’elegia e al bozzettismo che caratterizza la sua produzione. Piu recentemente, nel 2013, una mostra monografica è stata a lui dedicata dalla galleria d’arte moderna Enrico De Cillia di Treppo Carnico. Isabella Reale