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Dal 16 giugno al 17 luglio 2011

Udine, Chiesa di Sant'Antonio Abate

Giovanni Patat d'Artegna - La Pietra che vive (La Piere che vif)


La rassegna comprende una settantina di opere, dalle prime degli anni '40, quando Patat lavorava ancora nel laboratorio di Pietro Rizzotti, alle ultime quattro composte espressamente per l'antologica. L'esposizione si arricchisce di un Dvd contenente un documentario realizzato dal Comune di Artegna con il contributo della Provincia di Udine, con l'inventario delle opere, che comprende in gran parte quelle pubbliche a carattere religioso e civile, nell'impossibilità di dare conto delle innumerevoli sculture private.

La Provincia, sostenuta anche dalla Fondazione Crup, da sempre attenta alla valorizzazione della produzione artistica della Piccola Patria, intende proseguire nell'opera di ricerca, studio e valorizzazione delle personalità che hanno segnato la storia di questi ultimi decenni. L'antologica, doveroso omaggio a Giovanni Patat, assume particolare rilevanza nel progetto culturale di riconoscimento ufficiale dei maestri d'arte del Novecento Friulano.

Patat, le cui opere sono apprezzate anche al di fuori del Friuli, usa il linguaggio universale dell'arte, i motivi e le tecniche "classici", ma riesce anche a farsi interprete di grandi innovazioni nel dare forma alla materia grezza. Studi autodidattici, estro creativo innato, geniale predisposizione all'arte scultorea e passione hanno costruito un artista di grande personalità. Patat ha trovato ispirazione nelle sue radici umane, familiari, paesane, nella sua scultura trasmette la cultura delle origini, fortemente radicate nella nostra terra friulana. Con l'umiltà e la praticità del nostro popolo, Patat ha alle spalle un lungo itinerario fatto di numerose stagioni ciascuna della quali feconda e ricca di significati, ma il suo percorso inizia con l'ornamento delle "pale d'altare", quei piccoli capolavori in legno e pietra che da secoli ornano le chiese, espressione in sè di una autentica civiltà. Ciò perchè l'arte in Friuli non può che partire dalla religiosità, patrimonio storico che ci offre la dimensione dell'infinito ed è irrinunciabile componente del nostro essere.