Un palazzo storico restituito alla città

La rinascita di un palazzo storico

Nel cuore di Udine - tra piazza Primo Maggio, il colle del Castello e via Gemona - la Fondazione Friuli ha fatto rinascere un palazzo che generazioni di udinesi hanno sempre identificato come la tesoreria e gli uffici amministrativi della filiale locale di Banca d'Italia.

La ristrutturazione

La ristrutturazione ha permesso di scoprire al suo interno un patrimonio architettonico e artistico di grande valore storico. La Fondazione Friuli, facendolo diventare la propria sede, ha inteso restituirlo alla comunità mettendolo a disposizione per eventi, mostre e incontri pubblici.

Un’architettura in movimento

Le origini del palazzo risalgono al tardo XVI secolo, periodo nel quale il Friuli apparteneva alla Serenissima Repubblica di Venezia. L'edificio costituiva un ampliamento della vicina residenza nobiliare, progettata dal celebre architetto veneto Andrea Palladio per la famiglia Antonini, originaria di Amaro in Carnia.

Nel corso dei secoli il palazzo fu soggetto di diverse ristrutturazioni e adattamenti sia delle parti strutturali, sia dei suoi spazi interni. Inoltre, la porzione di fabbricato adiacente alla roggia, che fin dal 1528 era adibita a molino (da cui il toponimo "molin nascosto"), fu abbattuta nel 1924.

Le fonti riferiscono che l'edificio risultava quasi interamente distrutto verso la metà del Seicento. Tra fine secolo e inizi Settecento, tuttavia, il palazzo rinacque con una nuova veste architettonica, arricchita da ornamenti di gusto tardo barocco che sono stati riportati alla luce dai recenti restauri.

L’epoca della Banca d’Italia

L'istituto di credito, che sarebbe diventato la Banca centrale del Regno d'Italia ha acquisito l'intero complesso, comprensivo del vicino Palazzo palladiano, nel 1899 e dal 1923 ha attuato una serie di importanti trasformazioni interne, adibendo parte degli spazi anche ad alloggio del direttore.

La Banca d'Italia lo ha utilizzato per 110 anni.

Gli anni della transizione

Nel febbraio del 2007 l'intero complesso edilizio della Banca d'Italia venne dichiarato di interesse culturale, ma appena due anni dopo, nel 2009, a seguito del piano di ridimensionamento della sua presenza sul territorio, l'istituto ha chiuso i propri uffici e ha messo in vendita l'immobile.

Gli austeri portoni rimasero chiusi per molti anni, fin quando nel novembre 2018 fu autorizzata la cessione del palazzo palladiano al professor Attilio Maseri, eminente cardiologo friulano conosciuto in tutto il mondo. Maseri volle donarlo all'Università di Udine che, a sua volta, nel settembre 2020 acquisì l'edificio che ospitava la tesoreria e gli uffici amministrativi della Banca d'Italia, cedendolo prima in comodato e poi in proprietà alla Fondazione Friuli.