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Ritratto di Antonio Carli


Autore: Bombelli Sebastiano

Tipologia: Dipinto

Tecnica: tela/pittura a olio

Dimensioni: cm 197 x 78 - dipinto con cornice: cm 218 X 119

Periodo: XVII - seconda metà

Il dipinto è stato attribuito al pittore friulano Sebastiano Bombelli da Rodolfo Pallucchini (comunicazione scritta) e segnalato da Aldo Rizzi alla Cassa di Risparmio di Udine e Pordenone, che ha proceduto all’acquisto nel 1982. L’eleganza della composizione, la stesura del colore, la qualità pittorica, riconducono in effetti alle opere del Bombelli, che alla ritrattistica, pubblica o privata, si dedicò per tutta la vita raggiungendo livelli di eccellenza e notevole fama, tanto che gli vennero (e gli vengono tuttora) spesso attribuiti ritratti non suoi: lo stesso Leopoldo Zuccolo scriveva alla fine del Settecento che “non v’è ritratto in Udine che sia tollerabile, il quale non si creda del Bombelli”. Anche se alla fine le sue pitture, pur qua e là eccellenti, sono dominate da un senso di monotonia, non si può negare che il suo stile personale abbia fatto presa sui pittori dell’epoca ed abbia contribuito a modificare sia la ritrattistica vera e propria - per la capacità di rendere la psicologia del personaggio, a mezzo tra la bonaria cordialità e l’elegante distacco – che il genere di parata, impaginato con fare magniloquente. Patrizi veneti, senatori, avogadori, censori, nobili veneziani o friulani sono per lo più il soggetto dei suoi ritratti, a mezzo busto oppure a piena figura, com’è di molti importanti personaggi pubblici (Girolamo Querini o Polo Querini, tra gli altri) e anche del dipinto della Fondazione Crup, raffigurante, come si legge in basso a sinistra, Antonio Carli figlio di Tomaso. La figura elegantissima del Carli, in piedi nel salotto di casa, grandeggia su un fondo bruno nel quale si intravedono appena una pesante tenda rossa a sinistra ed una statua femminile entro nicchia a destra. Il personaggio, che “veste l’abito da campagna, inteso in senso militaresco, o “alla francese”, di moda a partire dagli ultimi decenni del XVII secolo e ritenuto dai tradizionalisti inadatto al vestire da vero gentiluomo” (M. Minozzi), indica con la mano destra una lettera che tiene con la sinistra appoggiata ad un tavolino intagliato. I lunghi capelli neri che scendono sulle spalle, l’incarnato del volto, le pennellate di rosso che fuoriescono dalla marsina, il bianco abbagliante delle maniche della camicia, il grigio perla della lunga fila di bottoni impreziosiscono il dipinto e gli danno un tocco di vivacità.