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La tentazione di dominio


Autore: Grassi Nicola

Tipologia: Dipinto

Tecnica: tela/pittura a olio

Dimensioni: cm 99 x 88 - dipinto con cornice: 112,5 x 103,5

Periodo: 1710 - 1724

Nella collezione d’arte della Fondazione Crup trovano una ben precisa collocazione quattro pregevoli dipinti del maggior pittore carnico del Settecento, Nicola Grassi (1682 - 1748): raffigurano "La tentazione di gola", "La tentazione di dominio", "La Samaritana al pozzo" e la "Vergine annunziata". Hanno misure identiche e la loro presenza nel Monte di Pietà di Udine è ricordata già alla fine del Settecento da Giovanni Battista de Rubeis, che nell'elencare le opere d'arte esistenti presso il Monte di Pietà scrive: "Nella Camera I^ in due Quadri la Tentazione di Cristo nel Deserto, e in un terzo la SS.a Vergine è opera del Grassi del quale pure è la Samaritana ch'esiste nel camerin dell'Archivio" e da Giovanni Tommaso Faccioli che riporta identiche notizie. Poi sui quadri cala il silenzio - salvo un fugace cenno del Bragato ed un paio di righe del Marchetti - fino al 1961, allorché vengono esposti a Udine nella mostra dedicata a Nicola Grassi e presi in esame nel catalogo curato da Giuseppe Gallo che data i primi tre dipinti al 1720 circa (vi si notano "chiarità decorative pretiepolesche"), e l'Annunziata al periodo 1720 -1730 circa. Non esiste documentazione che li riguardi, ma si può pensare che il Grassi, che fin da giovane aveva fissato dimora a Venezia, dove aveva studiato e dove si era culturalmente formato, godesse di sufficiente fama in Udine per vedersi commissionare queste opere, che forse sono parte di un ciclo più vasto, se non proprio eseguito, almeno pensato: è difficile infatti credere che alla Vergine annunziata non corrispondesse il pendent dell'Angelo annunziante. Intorno al 1716-1720 Nicola Grassi dipinge a Udine per la dimora dei nobili Fistulario (poi Plateo ed infine de Portis) in via Marinoni quattro grandi quadri (due dei quali sono oggi al Museo di Udine, gli altri in collezioni private) che, richiamando nelle forme robuste e nelle soluzioni luministiche i quattro dipinti del Monte di Pietà, più essenziali nella resa, sono indicativi di un momento particolarmente felice per l'arte del maestro carnico che, non ancora entrato nell'orbita "riccesca", elabora un proprio originale linguaggio all'interno di composizioni di sicuro effetto emotivo. I due dipinti con le Tentazioni fanno riferimento ad episodi della vita di Cristo presenti nei Vangeli (Matteo, 4, 1-11; Marco,1, 12 –13; Luca, 4, 1-13): dopo il battesimo Gesù andò nel deserto dove visse con gli animali e digiunò per quattordici giorni. Quando ebbe fame, il diavolo lo tentò per tre volte, dapprima invitandolo a trasformare le pietre in pane per calmare la fame, poi a gettarsi da una guglia del tempio, sostenendo che gli angeli lo avrebbero sorretto ed avrebbe così potuto dimostrare la sua divinità; infine lo condusse su un alto monte e gli mostrò tutte le ricchezze del mondo, dicendogli: “Ti darò tutto questo se ti inginocchierai e mi adorerai”. A tutte le richieste del diavolo, Gesù ribatté con una parola della Sacra Scrittura. Il Grassi illustra la prima e la terza tentazione, contrapponendo la figura luminosa e colorata di Cristo a quella in controluce e bruna del demonio, che egli ferma e ammonisce con gesti imperiosi. Ridotto a cifra il paesaggio aspro e roccioso, le composizioni vivono di una attenta impaginazione e di una prepotente dialettica chiaroscurale che anche simbolicamente contrappone la luce (il bene) all’ombra (il male) e di una condotta cromatica di piani larghi che si ispira egualmente al fare del Piazzetta e del Bencovich.