Patrimonio Culturale
Patrimonio Artistico
Cristo deposto
Autore: Lorio Camillo Vittore
Tipologia: Dipinto
Tecnica: tela/pittura a olio
Dimensioni: cm 114 x 175 - dipinto con cornice: 135 x 198
Periodo: 1677
"Il Gesù morto poi colla madre sua addolorata e SS.i Gio. Evangelista e Maria Madd.a è opera insigne di Camillo Lorio". Così scriveva alla fine del Settecento Giovanni Tomaso Faccioli ripetendo - più o meno - quanto scritto nel 1773 da Giovanni Battista. de Rubeis. L'attribuzione al Lorio del dipinto del Monte di Pietà è ribadita da Girolamo de Renaldis (" colorì sul Monte di Pietà un quadro nella Camera della Cassa pubblica che presenta Cristo morto, e la Vergine Addolorata, Maria Maddalena etc."), Girolamo Asquini e dalla critica ottocentesca (Antonio Zurico, Gio. Battista Cavalcaselle), per essere ripresa anche da alcuni studiosi del Novecento (Giuseppe Bragato, Chino Ermacora). Ma nel 1949 Benno Geiger, nella sua fondamentale monografia su Antonio Carneo, lo inserisce tra le opere del pittore di Concordia ed a tale attribuzione si attiene in seguito, pur senza troppa convinzione, Aldo Rizzi che comunque vi nota "ascendenze fettiane, condite con un po' di livido napoletano ... in cui i violenti bagliori cromatici e le subitanee accensioni dei bianchi creano un'atmosfera di drammatica commozione". Lo espone quindi, nel 1964, alla mostra udinese dedicata ai dipinti di Sebastiano Bombelli ed Antonio Carneo, incerto se considerarlo opera giovanile o matura dell'artista, comunque influenzato dal linguaggio pittorico del romano-veneto Francesco Ruschi. In ogni caso, conclude dicendo che: "siamo di fronte ad una pittura di lume, di osservanza ‘tenebrosa’ ma con un cromatismo più nutrito, che non fa argine al guizzare della pennellata". In occasione della mostra il quadro fu restaurato, ciò che permise di recuperare i colori originali (lo scialle della Vergine, ad esempio, ora violaceo, era stato tutto ridipinto di rosso scarlatto, così come la veste). La forza del colore, la buona impaginazione, la scoperta drammaticità dei personaggi, l'atmosfera stessa del dipinto ben possono far pensare ad un artista di prima grandezza e giustificano dunque il tentativo di attribuzione al Carneo che nella seconda metà del Seicento era senza dubbio il maggior pittore operante in Udine. Ma questo dipinto non sembra appartenere alla ben nota produzione né rientrare a pieno nella poetica del Carneo: per cui conviene - con Paolo Goi - dare ragione al documento con il quale per il lavoro si paga Camillo Lorio: "1677, 23 maggio (Udine). Pagamento di scudi 6 (uguale L. 58 e s. 16) al pittore Lorio per il quadro della Pietà da lui fatto in Collegio" (Udine, Archivio di Stato, Arch. del Monte di Pietà 349, Polizze spese 1623-1685). Il Cristo deposto del Monte di Pietà è opera bellissima, per la sentita drammaticità che la pervade, contrappuntata ed accentuata dai colori tenuti su toni scuri ma accesi, stesi con pennellate larghe e costruttive. In primo piano l'allungata figura di Cristo coperto da un perizoma violaceo, sulle cui carni nude si addensano luci ed ombre, con la testa rovesciata nell'espressione dolorosa della morte; lo sostiene la Madonna, dal largo manto color rosso violaceo, al centro la Maddalena con i capelli a boccoli ed una veste bianca che cattura lo sguardo dello spettatore: sulla sinistra, inginocchiato, ed in atteggiamento orante, il S. Giovanni, la cui veste assume diverse tonalità di rosso. In secondo piano, tra nubi corrusche che appena lasciano intravedere uno squarcio di paesaggio, un grappolo di angioletti in volo illuminati dalla luce divina che come una lama piove dal cielo. Un dipinto di notevole impatto emotivo e coloristico, che fa rimpiangere il tanto che non conosciamo del suo autore.