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Madonna con Gesù e la Maddalena


Autore: Lugaro Vincenzo

Tipologia: Dipinto

Tecnica: tela/pittura a olio

Dimensioni: cm 93 x 91 - dipinto con cornice: 112 x 112

Periodo: 1600 - 1610

Alla fine del Settecento Giovanni Battista de Rubeis, che su incarico del Comune aveva steso un accurato elenco delle pitture esistenti in Udine ed in altre parti del Friuli, a proposito delle collezioni del Monte di Pietà scrive anche che "nel Camerino dell'Archivio del n. 2 vi è Gesù in grembo di Maria SS.ma opera pare della maniera del Secante". Identica notizia riporta, pochi anni dopo, G.T. Faccioli nel suo manoscritto su chiese e palazzi di Udine, con un'attribuzione più articolata: "è della scuola del celebre Pordenone: pare però propriamente del Secante". La critica successiva non ha preso in considerazione il dipinto che non è documentato ma che risulta impaginato secondo moduli chiaramente cinquecenteschi con le figure inserite dentro uno schema piramidale: al centro la Vergine Maria, alla quale fanno corona due angioletti in volo con i simboli della Passione in mano, rispettivamente un grosso chiodo e la corona di spine; sulle sue ginocchia il corpo abbandonato di Gesù morto, cui pietosamente viene asciugato il sangue da un angelo a destra e lavate le gambe dalla Maddalena a sinistra. Il dipinto è tenuto su toni spenti, con il predominio di un colore giallastro che appiattisce i corpi e che in parte si deve all’ossidazione dei colori. Un accurato restauro non mancherà di ridare vita ai bianchi del perizoma e del lenzuolo, ai rossi, al blu indaco, ed ai rosa delle vesti della Madonna e della Maddalena. Non potrà, però, dare ulteriore respiro ad una composizione che vede ammassate in poco spazio troppe figure, che manca di paesaggio e di momenti di pausa, che risolve in modo approssimativo l'anatomia dei corpi. Il dipinto si qualifica dunque come prodotto di un pittore locale tra Cinque e Seicento, vicino al fare dell'Amalteo, ma anche di Francesco Floreani o Giacomo Secante, cioè dei così detti "pordenoneschi" che operano nella seconda metà del XVI secolo, e comunque attento alla pittura di Jacopo Tintoretto, come traspare soprattutto dal volto della Madonna che ripete - con qualche involgarimento - la figura di Marta nella Resurrezione di Lazzaro del Jesuit Center di Wernersville, in Pennsylvania. Notevole in particolare la vicinanza alla maniera del pittore sanvitese Giuseppe Moretto, genero dell'Amalteo con opere del quale, conservate nel duomo di San Vito al Tagliamento e nella vecchia parrocchiale di Cordovado, si possono fare utili confronti. Il vigore plastico delle figure del nostro dipinto non sembra trovare però riscontro nelle opere del Moretto, oltre tutto prive di movimento e, in un certo senso, di vita. Meglio sarà allora pensare ad un pittore udinese, non però a Giacomo Secante - alla poetica del quale pure si avvicina - quanto all'ancor poco noto Vincenzo Lugaro, nella cui altalenante poetica, a mezza strada tra rinascimento e manierismo, e nella cui pittura discontinua per qualità ben può entrare anche questo dipinto con la Pietà. Bella infine la coeva cornice intagliata, nei colori dell’oro e del nero, con un’originale interpretazione del motivo a chiocciola di gusto manierista.