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La Sacra Famiglia


Autore: Amalteo Pomponio

Tipologia: Dipinto

Tecnica: tela/pittura a olio

Dimensioni: cm 85 x 100 - dipinto con cornice: 103 x 119

Periodo: 1510 - 1540

Già in collezione privata pordenonese, il dipinto è stato acquistato dalla Cassa di Risparmio di Udine e Pordenone nel 1982 come opera di Pomponio Amalteo. In precedenza era stato esposto con l’attribuzione a Giovanni Antonio Pordenone in una mostra di quarantaquattro dipinti di autori vari dal XVI al XX secolo appartenenti a privati. Presso il Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi di Firenze si conserva il disegno preparatorio (una sanguigna parzialmente ripassata a penna con inchiostro marrone di 193x181 mm), ritenuto del Pordenone dal Ferri alla fine dell’Ottocento. L’attribuzione non è sembrata convincente al Rearick, per l’impossibilità di collegarlo con sue pitture, anche se “la tecnica a sanguigna riflette le predilezioni,improntate a un gusto centro-italiano, di questo artista, e anche le forme piuttosto pesanti risentono di certi elementi presenti nelle sue opere eseguite nell’ultimo decennio della sua attività”. E però lo stile, che rivela la mano di uno stretto seguace del Pordenone, lo ha portato ad attribuire il disegno a Pomponio Amalteo, anche in virtù del confronto con altri disegni del pittore sanvitese, e a datarlo al quinto decennio del secolo. L’attribuzione del disegno all’Amalteo è accettata dal Cohen, cui però “l’evidente immaturità nelle forme, il controllo insicuro del mezzo tecnico, la scarsa articolazione anatomica (specialmente le mani appuntite e atteggiate in modo innaturale) […] e l’insolito tipo di Vergine dal volto piccolo suggeriscono una datazione anteriore, forse i primi anni dopo il 1530”. Il Cohen collega inoltre il disegno al nostro quadro, che di quello è fedele traduzione pittorica. La tela, per le sue dimensioni, si pone come piacevole opera di devozione privata, con la Madonna a sinistra, di tre quarti, che tiene sulle ginocchia il Bambino benedicente e S. Giuseppe, visto frontalmente, a destra. Particolare cura ha posto il pittore nella descrizione del piccolo Gesù, che sembra rimandare a consimili figure presenti nella pittura veneta del primo Cinquecento: vivace, paffuto, con biondi capelli ricciuti, abbigliato elegantemente con bianca vestina e corpetto scuro, tiene una rosa nella mano sinistra. La Madonna, aureolata, in atteggiamento assorto, quasi assente, così lontana dalla consueta iconografia delle Madonne amalteiane, ha il capo coperto da un velo leggero che con morbido piegheggiare si appoggia a coprire in parte il rosso abito allacciato sul seno. Più precisi riferimenti trova la figura di S. Giuseppe con opere attribuite al sanvitese, soprattutto con la figura di S. Pietro nella pala raffigurante la Madonna col Bambino e santi della parrocchiale di Bugnins di Camino al Tagliamento che Goi e Metz (1980, pp. 173-174) assegnano all’Amalteo ma che rappresenta, con le pale delle chiese di Cesclans o Sedegliano (e forse di Varmo) uno dei più spinosi problemi attributivi. Né va dimenticato che il volto del Santo deriva, anche se non in maniera puntuale, da quello della Pala della Misericordia che il Pordenone dipinse intorno al 1515 per il duomo della sua città e che dovette costituire, per quanto riguarda almeno il personaggio di S. Giuseppe, il modello per altri pittori friulani. La modestia di esecuzione porta a credere che il dipinto pur derivato dal disegno dell’Amalteo conservato agli Uffizi, sia opera della bottega, eventualmente con qualche intervento dell’artista.